Le acque meteoriche di dilavamento possono essere definite come la frazione delle acque di una precipitazione atmosferica che, non infiltrata nel sottosuolo o evaporata, dilava le superfici scolanti.
Con il termine "acque di prima pioggia" s'intende la parte iniziale della raccolta delle acque meteoriche costituita dai primi 5 mm di acqua per ogni metro quadrato di superficie impermeabile dotata di rete drenante;
questo volume di acqua presenta alcune caratteristiche di inquinamento dovuto essenzialmente alla presenza di sabbia, terriccio ed oli minerali leggeri, nonché da una serie di sostanze disciolte, sospese e colloidali, che comprendono talvolta metalli pesanti, composti organici ed inorganici.
Queste sostanze se non preventivamente trattate con adeguati impianti di prima pioggia possono essere trasportate nei corpi idrici ed inquinarli.
Dal punto di vista normativo il D.L. 152/06, all’art. 113 “Acque di prima pioggia e di lavaggio di aree esterne” precisa che siano le Regioni a disciplinare i casi in cui può essere richiesto che le acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne siano convogliate e opportunamente trattate in impianti di depurazione per particolari casi nelle quali, in relazione alle attività svolte, vi sia il rischio di dilavamento dalle superfici impermeabili scoperte di sostanze pericolose o di sostanze che creano pregiudizio per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici.
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